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Sviluppare con le erbe

Tutto è cominciato quando la mia camera oscura ha cominciato a riempirsi di taniche di prodotti chimici esausti. Non abito vicino a grossi centri urbani o laboratori di sviluppo, e apparentemente non è facile smaltire in maniera sicura i liquidi esausti delle nostre sessioni di sviluppo e stampa. Avevo bisogno di una soluzione. Dopo aver navigato fra articoli scientifici e schede di pericolo dei composti chimici, mi sono ostinato a cercare un’alternativa oltre al già conosciuto caffenol. Badate bene, mi trovo benissimo con il caffenol, e di fatto costituisce la base di quello che vedremo fra poco, ma volevo qualcosa che mi richiedesse ancora meno materiale (caffè) e che soprattutto avesse un colore più chiaro attraverso cui ammirare lo sviluppo sotto luce rossa (negativi di carta e stampa). Così mi sono imbattuto in questa discussione, che mi ha portato a questa pagina. Mi si è aperto un mondo.

Seguimi nei prati

Erbe e spezie sviluppano. Ma certo, mi sono detto dopo averlo letto, come ho fatto a non pensarci prima? Conoscendo la chimica dello sviluppo avrebbe dovuto saltarmi alla mente tempo fa! Detta in soldoni, servono molecole che donino elettroni così da ridurre l’argento ossidato dai fotoni, ed è esattamente quello che fanno i polifenoli. Esattamente il principio con cui lavora il caffè nel caffenol. Ho sempre adorato i prati, sono cresciuto in campagna e in montagna, e fin da piccolo ho raccolto ed essiccato fiori, ammirato e studiato alberi, fino a renderli parte dei miei soggetti fotografici. E ora delle mie fotografie, in senso materiale. Non potevo essere più felice.

Spinto dall’articolo a questa pagina, ho recuperato la ricerca scientifica a cui si riferiva e studiato la tabella contenente la concentrazione di polifenoli di una grande varietà di erbe, spezie, cibi e bevande. Ne mancavano alcune di mio grande interesse però (per la loro facile reperibilità in giardino e nei prati): camomilla e melissa. Detto fatto, dopo una indagine sui motori di ricerca scientifici ho trovato due articoli che determinavano il loro contenuto di polifenoli e ne ho convertito le misure secondo le stesse unità della tabella dell’articolo di riferimento, ovvero mg/100 g di prodotto secco, e riportato tutto in percentuale per mia comodità. 

Le formule

Nota importante: l’intero processo è stato provato su negativi di carta (Ilford MGIV). 

A questo punto avrei potuto procedere per tentativi, ma perché? Ho utilizzato la formula del caffenol, con cui tanto bene mi trovo per sviluppare rullini 35 mm, e ho sostituito al caffè le varie erbe proporzionalmente al loro contenuto di polifenoli -rispetto al caffè-. Sono stati mantenuti gli altri ingredienti del caffenol C-M (carbonato di sodio e acido ascorbico), con l’aggiunta del bromuro di potassio per evitare la formazione di una patina nebbiosa sul negativo, ma quest’ultimo potrebbe essere accessorio. Di seguito le formule che ho utilizzato. Tutti i pesi delle parti di piante sono riportati in peso di sostanza secca (non pianta verde).

Chiodi di garofano

Camomilla

Melissa

Chiodi di garofano

0.28 g

Camomilla

1.08 g

Melissa

0.40 g

Vitamina C

8.00 g

Vitamina C

8.00 g

Vitamina C

8.00 g

Carbonato di sodio

27.33 g

Carbonato di sodio

27.33 g

Carbonato di sodio

27.33 g

Bromuro di Potassio

0.20 g

Bromuro di Potassio

0.20 g

Bromuro di Potassio

0.20 g

Acqua

500 ml

Acqua

500 ml

Acqua

500 ml

Come vedete le proporzioni degli altri composti (ad eccezione del bromuro di potassio) rimangono inalterate, mentre le piante variano in base al loro contenuto di polifenoli rispetto al caffè solubile. Chiodi di garofano, camomilla e melissa contengono rispettivamente all’incirca 71, 19 e 55 volte il contenuto di polifenoli rispetto al caffè solubile.

Non è però tutto oro quel che luccica: il caffè solubile, rispetto ad altre parti piante, segue un processo industriali controllato, e quindi immagino si possa stare relativamente certi che le sue proprietà chimiche rimangano stabili fra un lotto e l’altro. La stessa cosa non si può dire erbe raccolte in un campo (o comprate in erboristeria?). Il contenuto di polifenoli può cambiare a seconda della stagione. Non ne ho le prove, ma immagino che anche il modo in cui vengano essiccate/conservate possa influenzarlo. Da qui, i miei primi tentativi e il mio suggerimento di utilizzarli con carta fotografica (o pellicola ortocromatica non sensibile alla luce rossa) così da poter mantenere i vostri occhi sul negativo ed eventualmente intervenire nel momento in cui vi troviate ad utilizzare un nuovo lotto di piante di cui non avete certezza della varietà esatta o nozioni sul contenuto di polifenoli in base al periodo di raccolta/modalità di conservazione.

Qualche foto d’esempio

Il primo tentativo è stato fatto con chiodi di garofano secchi, dalla dispensa della cucina. Il negativo era leggermente sottosviluppato perché ho sviluppato a vista, non essendo sicuro dei tempi. Avrei potuto basarmi sul caffenol, ma qualcosa dentro di me votava all’insicurezza e l’ho estratto troppo presto. Ciononostante si è rivelato ricchissimo di dettaglio e lavorabilissimo in digitale, con qualche aggiustamento fatto a contrasto, chiarezza, luci e ombre. Di seguito riporto una versione “piatta” della foto, come uscita dalla scansione, in cui bene si evince la grande quantità di dettagli catturati sullo sfondo. Con un po’ di elaborazioni possiamo tranquillamente far risaltare i dettagli sui petali isolando il fiore dallo sfondo. Una resa notevole per la carta fotografica, se ci avete mai lavorato e la conoscete per la sua a volte evidente e brutale ristretta latitudine di posa, particolarmente visibile quanto utilizzata come negativo. 

Dopodiché sono passato alla camomilla, ancora più semplice da trovare dei chiodi di garofano specie se abitate vicini a zone di campagna o bassa montagna alle mie latitudini. La scena era molto contrastata (un albero in controluce), ma volevo testare quanto aggressiva fosse e quanto contrasto avrebbe restituito. Il contrasto è in effetti decisamente elevato, e ci sono intere zone della foto in nero quasi completo, ma d’altronde stiamo parlando di un negativo di carta e della sua nativa resa. I mezzitoni e le ombre sul tronco sono ben resi, direi esattamente come le avevo misurate. 

img231

I risultati sono migliorati decisamente nel momento in cui sono passato all’erba per me più facile da utilizzare e trovare (ne cresce in abbondanza in giardino): la melissa. Ha un contenuto molto alto di polifenoli (quasi il 15% su peso secco) e ne è pertanto richiesta pochissima. Ha restituito immagini nitidissime, altamente lavorabili, con un dettaglio in ombre e luci che trovo impressionante per un negativo di carta -tenete sempre conto la bassa latitudine di posa della carta fotografica-. La prima foto, in particolare, dà evidenza di ciò. La scena aveva un contrasto titanico, con una differenza di più di 5 stop fra le zone d’ombra e l’albero illuminato in cima alla forra (escludendo il cielo). Ciononostante, gran parte della scena è risultata ricca di dettagli e perfettamente lavorabile in digitale (devo ancora cimentarmi con le stampe a contatto, tenendo conto che una tale varietà di luci e ombre renderebbe il dodge and burning impegnativo specie a dimensioni di un 4×5). Perdonerete la messa a fuoco non perfetta, ma la luce era davvero pochissima in fondo alla forra nonostante una lente di Fresnell. La bassa luminosità dello Schneider Kreuznach Super Angulon 90 mm f8 non ha aiutato, così come il diaframma a f11 per ragioni logistiche di tempo (a f32 il tempo di posa sarebbe schizzato a 64 minuti…). Nella seconda foto sviluppata con melissa il contrasto è stato decisamente più elevato, ma non c’è da stupirsi data la colorazione marrone/rossiccia delle rocce e del fondo del torrente (la carta fotografica è estremamente poco sensibile alla luce rossa). Ciononostante, il negativo è risultato correttamente sviluppato, e non ha richiesto alcun intervento di post-produzione digitale ad eccezione della scansione stessa. Quella che vedete è l’esatta scansione, senza aggiustamenti. 

Infine, l’ultima foto sviluppata con melissa. Sono particolarmente soddisfatto di questo scatto, per l’atmosfera che credo di essere riuscito a conferire. Il punto di vista di qualcuno che esce da un bosco
scuro e si affaccia su una radura misteriosa occupata da una chiesa. Lo sviluppo è stato tagliato di uno stop (circa -20% del tempo) così da preservare le luci dei muri bianchi della chiesa, ma al contempo farle brillare per evidenziare muschi e muffe che si arrampicano verso il tetto. Come per lo scatto
sopra, l’obiettivo usato è stato un Super Rapid Aplanat 200 mm f8, probabilmente dei primi anni del 1900, capace di rendere un dettaglio tridimensionale affascinante. 

Conclusioni

Sono estremamente soddisfatto dei risultati. Non ho notato enormi differenze fra le erbe utilizzate, ma questo è anche dovuto all’aver fotografato scene differenti. Lo scopo era innanzitutto divertirmi, e secondariamente scoprire nuovi modi di fare fotografia. Ho sempre amato le piante e i vasetti di vetro su mensole di legno colmi di foglie, frutti e fiori secchi. E ho sempre amato la fotografia. Il mio normale processo di sviluppo con negativi di carta prevede Ilford PQ Universal diluito 1+19, il che mi consente di ottenere un minore contrasto rispetto alla diluizione standard, uno sviluppo più lento e gestibile e negativi con un maggior resa tonale. Credo di aver trovato un validissimo sostituto, qualcosa che non solo mi regala una più grande soddisfazione, ma anche risultati tecnici assolutamente comparabili, particolarmente nella grande quantità di toni che sono riuscito ad ottenere. Forse raggiungibili con diluizioni di PQ ancora più basse? È possibile, ma non c’è diluizione che mi regali la magia di fotografare piante e sviluppare con piante, di raccogliere erbe nei prati, essiccarle e metterle in vasetti di vetro in attesa, di sentire un profumo inebriante di tisana in camera oscura, di poter rovesciare tutto nel lavandino senza preoccupazioni. I risultati tecnici dopo questi primi tentativi sono già eccellenti, ma anche se non lo fossero stati va ricordato che la fotografia come forma d’arte è innanzitutto soddisfazione e realizzazione personale. E questo, per me, è tutto.

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