I luoghi maestosi svettano su ogni guida e mappa, e attirano spesso un gran numero di persone. Non ho alcuna intenzione di spogliarli del loro fascino, ma solo di sorridergli amichevolmente e dare uno sguardo più attento a quelli meno famosi. Spesso conservano una originalità intatta e una timidezza dal fascino magnetico. È come entrare nella casa di un locale e farsi mostrare la sua cucina, dove lascia le scarpe, i libri in una lingua sconosciuta, come prepara il caffè. Uno di questi luoghi è Abramová. È un gruppo di case nel Nord-Ovest slovacco, due linee lungo una strada di campagna. Intorno c’è una terra ondulata che saltella fino alle montagne ovunque la si guardi. È fatta più di scendi che di sali, e a Sud cala lentamente verso la pianura, ma qui l’aria è ancora alta, e alta su una collina è la chiesa di sv. Kozmu a Damiána (Santa Cosma e San Damiano), risalente alla fine del 1200. È una visione rilassante per gli occhi, perché la strada segue le curve del paesaggio fino al cancelletto di ferro sul recinto, e porta ancora più vicini alla chiesa.
C’è lì un cimitero, dislocato in maniera bizzarra sui pendii della collina che nascono ai piedi della chiesa. Le tombe sono sparse un po’ ovunque, a gruppetti qua e là, come capannelli di persone. Hanno lapidi in ferro battuto, stilizzate in raggi di mani che si lanciano verso il cielo. Il cielo è vasto lì intorno, ma è in parte nascosto da una maestosa quercia che fa ombra su una sezione defilata del cimitero, in ombra dietro la chiesa.
Le tombe qui sono antiche, molte sono profanate. C’è anche una cappella, nell’angolo, anch’essa profanata. Le lastre che un tempo stavano intatte a chiudere i loculi sotterranei sono sfondate, e dentro vi sono immondizie. È uno spettacolo sinistro. Perché quelle tombe sono state violate? La cappella ha i vetri in frantumi, la porta è chiusa ma dentro si vedono un vecchio altare e calcinacci. La circonda un recinto, ma è soffocato dall’erba e abbattuto in molti punti. Le due tombe sotterranee, davanti all’ingresso, sono aperte, e vuote, ma dentro si vedono ancora i loculi dove stavano le bare. Dove siamo? In lontananza ci sono i profili boscosi dei Mala Fatra, verdi e ricoperti di alberi, e alcune palazzine di aria sovietica, mescolate fra i tronchi e le rocce che emergono dai boschi. Quel giorno c’era silenzio. Il paese di Abramová dista alcune centinaia di metri, ma fosse stato anche più vicino poco sarebbe cambiato: era quasi deserto e non emetteva rumori. Solo ogni tanto un camion carico di tronchi svoltava da una curva lontana e passava salendo a Nord, verso Martin e Žilina. C’era qualcosa di strano nel cimitero e nella chiesa di sv. Kozmu a Damiána.
Ci spostammo fuori dalla chiesa, lontano dalla cripta, lontano dal cimitero. Avevo studiato abbastanza il luogo per decidere di cosa farne una fotografia, di dove piazzare il cavalletto e il banco ottico. Parcheggiammo sul viale che scende e sale alla chiesa, non troppo distante al paese, e in un punto da cui le curve facevano ballare gli occhi. Stavo focheggiando, sforzando la vista sul vetro satinato della macchina fotografica, quando all’improvviso si udì una voce e i suoi echi provenire dalle nostre spalle, dal paese. Come un fulmine mi affrettai a tirare fuori il registratore, e lo piazzai sul tettuccio dell’auto. Si erano messi in funzione degli altoparlanti. Potete trovare la registrazione poco sotto. Una voce elencò cose che non potevamo capire, un camion carico di tronchi passò di nuovo, un cane ululò in lontananza fra i cortili. All’improvviso la voce si fermò, ci fu un momento di silenzio, e poco dopo cominciò una canzone dai toni popolari. La situazione aveva preso un tono surreale. Intorno non c’erano che colline verdi, la chiesa con il suo cimitero, le case di Abramová, con le loro baracche sul retro e resti di lavori lasciati a metà. La musica metallica echeggiò per alcuni minuti fra le case, e pareva non ci fosse nessuno ad ascoltarla a parte noi. Ci accorgemmo solo dopo che un anziano era uscito di casa e si era appoggiato alla staccionata per ascoltare. Un trillo impossibile da ignorare segnalò che la trasmissione era finita.
(Quella qui sotto è la registrazione degli altoparlanti sovietici ancora in funzione, mettete le cuffie e prendetevi 5 minuti, ne vale la pena!)
Molti paesi della Slovacchia sono ancora dotati di sistemi di altoparlanti di origine sovietica. Sono montati sui pali di legno del telefono, o sui lampioni stradali, e in alcune località vengono ancora messi in funzione. Il loro scopo si è trasformato nei decenni. Inizialmente fungevano da allarme, attivarlo in caso di attacco all’Unione Sovietica per allertare la popolazione era fondamentale. Poi vennero utilizzati per regolare gli orari e i turni di lavoro nelle fabbriche e nelle varie attività dei paesi. Oggi vengono usati per comunicazioni di servizio da parte delle municipalità, per segnalare variazioni agli orari di apertura delle piazzole ecologiche, e per trasmettere una buona dose di musica popolare. Fine della comunicazione.
PS: i luoghi maestosi, protagonisti di guide e mappe, difficilmente sono liberi di fare questi regali. È dal cassetto delle posate che capiamo una casa, non dal portico.